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Materiali, evoluzione o involuzione?

Scende la pioggia al Tour de France e vediamo subito cadere i corridori come birilli in una pista da bowling. Alla fine una decisione che un tempo era rarissima ma che ora sta diventando una (quasi) consuetudine: i corridori si parlano e decidono di auto-neutralizzare la corsa. Una scelta che ovviamente fa discutere perché va ad intaccare direttamente lo spettacolo, con buona pace dei tifosi.

I corridori si difendono: giusto sfidarsi in gara ma non con lo scopo di farsi del male. La sicurezza prima di tutto. Ma questa sicurezza poteva essere controllata meglio a tavolino prima della gara curando l’evoluzione della bici?

Evoluzione della bici? L’immagine è tutto

Come ha fatto notare la rivista specializzata Cyclinside nonostante la pioggia sulle bici dei corridori sono state montate ruote a profilo alto, nonostante siano notoriamente più rigide e quindi più difficili da guidare in condizioni di bagnato.

Sulle ruote ci sarebbe da discutere molto: l’altezza del profilo, ma anche la tiratura dei raggi. Le ruote di oggi hanno molti meno raggi rispetto ad una volta – 18, 21, 24 a seconda del modello, contro i 28 o 32 di un tempo – ergo: i raggi sono molto più tirati e le ruote sono molto più rigide. Più performanti, più leggere, meno guidabili sul bagnato.L’articolo di Cyclinside riguardante le troppe cadute al Tour de France

Sembra addirittura che al Tour i corridori – o chi per loro – non si sia nemmeno preoccupato di settare la pressione degli pneumatici più in basso per avere più aderenza con la pioggia. Piccolezze che fanno la differenza.

Telai progettati per evolvere o per vendere?

L’immagine è tutto non si applica solamente alle ruote ma ai telai stessi, il cuore della bici. Molti grandi marchi costruiscono prodotti sulla base di un senso estetico moderno ed accattivante. Viene enfatizzata la prestazione in termini di potenza di pedalata, per ammagliare il ciclista-cliente.

Si parla meno di guidabilità, in quanto argomento meno vendibile, e quando viene offerta una buona guidabilità questa viene offerta sull’asciutto. Già perché la rigidità assoluta può influenzare in diversi modi la guida sull’asciutto, ma è quasi sempre negativa sul bagnato.

Ricordiamoci che stiamo parlando di mezzi senza sospensioni, e che quindi hanno l’unica flessione e torsione nella parte telaistica. Eppure molti costruttori puntano su sterzi molto grandi di dimensioni. La parte anteriore del telaio è spesso molto rinforzata.

I corridori sono incolpevoli, perché è lo sponsor che sceglie il telaio da pubblicizzare e quindi da far usare ai team. Ma spesso lo sponsor porta dei telai prestazionali in termini di leggerezza e rigidità ma difficili da guidare in situazioni limite.

evoluzione involuzione telai bici

La posizione in sella ai giorni nostri

L’evoluzione della posizione in sella è stata enorme negli ultimi anni, ma anche su questo punto dovremmo valutare bene se si tratta sempre di evoluzione o di involuzione.

Fra i professionisti la parola personalizzazione sembra scomparsa. Vediamo atleti con scarsa mobilità fisica costretti in posizioni super prestazionali. Altri che nella ricerca spasmodica dell’aerodinamica assoluta pedalano su bici con un divario sella manubrio enorme, portando il baricentro del peso estremamente avanti. Considerando che in condizione di discesa e quindi di pendenza il peso si sposta in avanti per forza di gravità, oltre allo spostamento del peso durante la fase di frenata, otteniamo una bici molto sbilanciata e quindi non prestazionale in termini di guidabilità.evoluzione o involuzione della bici posizione in sella

Adam Yates: una posizione in sella super avanzata per un atleta poco flessibile

Freni a disco: colpevoli?

Dare al colpa ai freni a disco per queste cadute su bagnato è riduttivo. Bisogna avere una visione più ampia dell’insieme. Sicuramente i disc brakes hanno potenze molto elevate su bagnato e richiedono quindi attenzioni tecniche dedicate.

Gli pneumatici non possono essere troppo stretti e nemmeno troppo gonfiati.

Il telaio dovrebbe essere progettato in modo da resistere alla potenza del freno ma anche in modo da assorbirla leggermente, in modo da non scaricare totalmente tutta la brutalità della pinza idraulica in pochi decimi di secondo. Sicuramente i freni a disco – sebbene rappresentino un’evoluzione della bici – hanno giocato un ruolo negativo in situazioni di gruppo con strada bagnata, ma questo perché i telai sono troppo estremizzati in ottica prestazione, mentre la parte dedicata alla guida è largamente trascurata.

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