Città slow, slow wine e cucina slow. Lo slow mood impera.
C’è sempre più voglia di “slow”, di lentezza. Di assaporare le cose, di godersele. Ed in questo mondo multitasking, super responsive e sempre connesso, la bici si propone come una risposta. A patto che si parli di Slow cycling, e non di competizione.
La lenta agonia delle Gran Fondo
Centinaia di Gran Fondo, strada e mountain bike, non esistono più, alcune si sono tramutate in cicloturistiche, altre semplicemente non vengono più organizzate.
I motivi sono talmente semplici che viene da chiedersi perché tutto questo non sia avvenuto prima. Partendo dalla sicurezza offerta dall’organizzazione, che non è mai ottimale a causa del numero di partecipanti veramente importanti, a meno che non si parli di manifestazioni gigantesche in grado di fare la differenza non solo per gli appassionati ma anche per il territorio stesso – a patto che il territorio sia pronto ad accoglierle. Altro punto fondamentale è il piazzamento intorno “al millesimo” posto che ottengono un po’ tutti i ciclisti medi. Non è una critica verso il ciclista medio, anzi. Il problema è che nelle granfondo c’è gente che fa del ciclismo il suo lavoro, o lo ha fatto in un recente passato, ed il ciclista comune per bravo che possa essere può solo subire la corsa con questi atleti, e nel migliore dei casi limitare i danni.
E dov’è quindi la soddisfazione? Nel confronto personale. Che però spesso può avvenire anche in altri contesti.
Competizione. In bici. Al lavoro. A scuola. Dappertutto.
Nel Mondo moderno siamo in competizione tutto il giorno. Ci alziamo di corsa. Portiamo a scuola bambini che si sentono in competizione in classe e con gli amici. Andiamo a prendere posto in un lavoro che è iper competitivo, in una situazione di iper produzione mondiale di tutto.
Troppo stress. Perché stressarsi anche la domenica in bicicletta? Perché cercare la competizione anche nello sport, quando siamo già al massimo della competizione durante l’orario di lavoro? Se la risposta al nostro stress è la bicicletta, lo è nello Slow Cycling Mood.
Ma parliamo dei plus dello Slow Cycling
1- Lo slow cycling è Social
lo sport crea aggregazione. Anche la competizione in un certo senso crea aggregazione. Ma quante persone si può incontrare e con quante si può interagire durante una pedalata tranquilla?
2- Mantiene in forma
E’ ormai comprovato come lo sport ai massimi livelli non sia salutare. Addirittura si parla di problemi cardiaci per gli atleti avvezzi alle ultra distanze.E’ lo sport vissuto nella misura giusta che risulta l’arma vincente per la nostra salute.
3- E’ meno costoso
Ciò non vuol dire che per fare dello slowcycling la vostra ragione di vita dovrete per forza scegliere materiali peggiori, anzi. Ma anche nell’usare il meglio, risparmierete. Immaginate un ciclista in gara: quante volte succede di essere coinvolti in una caduta? Quante forature o rotture meccaniche per aver portato il mezzo allo stremo?
4- Alla scoperta del Mondo
Il ciclista che segue una preparazione spesso pedala su percorsi indicati dall’allenatore, su strade ripetitive. Caratteristica basica dello slow cycling è lanciarsi alla scoperta di nuove vie.
Slow Cycling: dove
Al giorno d’oggi la vera esplosione di slow cyclists è data dal mondo gravel. Il gravel infatti rappresenta per sua natura un ciclismo riflessivo, alla scoperta di nuovi paesaggi, in compagnia. Una grossa spinta al movimento è data anche dalle e-bikes, che ha permesso a molti di conoscere uno sport nuovo. Ma anche gli amanti della bici da corsa si sono convertiti slow, lo dimostrano i numeri dei partecipanti alle cicloturistiche.
Slow Cycling: come
Il mezzo deve rispecchiare il ciclista. Le bici gravel sono ovviamente in tema. Noi crediamo che il materiale più accomunabile a questa filosofia di ciclismo sia l’acciaio, per ovvi motivi di confort e robustezza, ed anche per la capacità di carico di eventuali bagagli.
I nostri corsi sul tema: